IL NOSTRO "VIAGGIO DELLA MEMORIA" 2025
Quest’anno novantacinque studenti delle classi quinte sono stati accompagnati al Viaggio della Memoria dal 29 gennaio al 4 febbraio. Destinazione Mauthausen, Praga, Cracovia e Auschwitz.
Ecco alcune loro riflessioni.
Quest'anno, noi classi quinte abbiamo affrontato un viaggio emozionalmente impegnativo, visitando luoghi come le città Praga e Cracovia, esplorando i loro musei e i loro quartieri ebraici, perlustrando campi di concentramento come Mauthausen e Auschwits, e alcuni luoghi sacri come sinagoghe e cimiteri.
A tutti noi è rimasto impresso quanto grande e orribile fosse stato quel periodo, soprattutto vederlo coi nostri occhi e camminare in mezzo alle costruzioni imponenti e ai ricordi di quella disgrazia ha fatto capire quanto fosse reale.
All'interno delle strutture si potevano percepire e quasi sentire le anime delle persone che sono vissute in quegli anni, tra i loro lamenti e i loro passi veloci e forzati, le loro preoccupazioni e le loro paure, tra le grida di chi voleva uscire da quell'ambiente mostruoso e chi lo obbligava a rimanere lì dentro.
Valeria Costa indirizzo informatico
Il viaggio che abbiamo fatto nei campi di concentramento e sterminio di Mauthausen e Auschwitz non è stato solo un viaggio fisico, ma un’esperienza che mi ha fatto riflettere molto sulla storia, sulla sofferenza e sull’umanità.
Quando siamo arrivati in quei luoghi, pensavo che la storia, i racconti e le immagini che avevo visto sui libri sarebbero stati l’aspetto più forte. Ma la realtà è stata ancora più scioccante.
Non sono solo le parole a raccontare cosa è successo, ma quando sei in quei posti, quando cammini su quella terra, senti il silenzio che c’è intorno, e solo allora capisci davvero cosa significa "memoria". Non è solo sapere cosa è successo, ma sentirlo, viverlo, e non riuscire a dimenticarlo mai.
Abbiamo visto le stanze dove tante persone sono state trattate come se non fossero umane, dove hanno perso tutto: la loro dignità, la loro speranza, e la loro vita.
Una delle immagini che mi ha colpito di più e che non riuscirò mai a dimenticare sono quelle di bambini malnutriti, ridotti ormai a scheletri. Quegli occhi vuoti, quei corpi magrissimi, sembravano raccontare una sofferenza così grande che nessuna parola potrebbe mai descrivere completamente. È stato un momento molto triste, vedere come la vita di questi bambini sia stata distrutta, solo a causa della violenza di una guerra e di un odio insensato.
Nonostante tutto quello che sappiamo, nonostante ci venga insegnato che la storia deve essere ricordata affinché gli errori non si ripetano, il problema della malnutrizione e della fame è ancora una realtà in molte zone del mondo. Oggi, purtroppo, ci sono ancora milioni di bambini che soffrono la fame e che non hanno ciò di cui hanno bisogno per crescere sani e avere un futuro.
Un pensiero che mi ha colpito profondamente, camminando su quel terreno, è stato il fatto che noi stavamo percorrendo lo stesso sentiero, facendo gli stessi passi che un tempo hanno compiuto le vittime di quei luoghi. La differenza, però, era enorme: mentre noi camminavamo per cercare di capire, di conoscere la storia, loro non avevano alcuna speranza, stavano camminando verso la morte, senza sapere cosa li aspettava. Quel pensiero mi ha lasciato senza parole: la nostra visita, pur dolorosa, aveva uno scopo di apprendimento, ma il loro cammino, quello dei prigionieri, non aveva altro scopo se non la sofferenza e la fine.
Questa immagine mi ha fatto riflettere su quanto sia ancora lontano il nostro mondo dal risolvere le ingiustizie. L’orrore che abbiamo visto nei campi non può essere dimenticato, ma la sofferenza dei bambini e degli esseri umani, in generale, non è solo un ricordo del passato. La nostra lotta per un mondo migliore deve continuare, per evitare che altri bambini debbano subire la stessa sorte.
Come ha detto Primo Levi “ Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario per evitare che accada di nuovo”
Aya Hazih indirizzo economico
Il viaggio è stata un'ottima esperienza formativa che ci ha lasciato un diverso punto di riflessione su ciò che abbiamo visto e appreso.
L'esperienza, grazie anche alle guide, ci ha permesso di guardare con consapevolezza le varie cause che hanno portato al periodo della Shoah.
Cosa ci è rimasto da questo Viaggio?
La risposta non è semplice:entrando nello specifico dei luoghi, ci siamo lasciati alle spalle gli stereotipi sull'odio incondizionato verso gli ebrei, considerando i motivi politici e propagandisti del regime nazista. Tutto questo alimentato e reso anche possibile grazie al popolo, che ha sottovalutato tutti questi avvenimenti, dando loro poca importanza e lasciando correre.
Questo fa riflettere anche sui nostri giorni in cui il popolo prende forse alla leggera tutti i grandi cambiamenti, le guerre, le ingiustizie, lasciando correre, senza pensare alle conseguenze di questa indifferenza di massa.
Fabrizio Bertozzi, indirizzo meccanico
Un viaggio per non dimenticare
M di memoria.
Molto spesso pronunciamo questa parola associandola a ricordi, storie, vicende passate che ancora oggi ricordiamo grazie alle testimonianze dei sopravvissuti.
Ma cosa significa pienamente vivere la memoria?
A nostro parere significa farsi testimoni e osservare con i propri occhi ombre di un passato mai spento, un grido soffocato nella storia.
Parlare sapendo di conoscere, sperare e impegnarsi affinché pagine nere dell’umanità non si ripetano.
Dal 29 gennaio al 4 febbraio, noi studenti di quinta dei vari indirizzi abbiamo intrapreso il Viaggio della Memoria vedendo con i nostri occhi i luoghi di annientamento umano nei quali passarono circa 6 milioni di persone, lavorando o venendo uccise tramite atti di violenza tra cui anche le camere a gas, ripercorrendo la tragica storia del genocidio degli ebrei.
Una settimana circa in cui abbiamo avuto l'opportunità di ascoltare testimonianze molto toccanti: il figlio di Pietro Iotti, il cui padre, di Sant’Ilario, fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, o di Anna Janowska-Ciońćka.
Sopravvissuta polacca che con la famiglia si nascose dai nazisti per tre anni di villaggio in villaggio, sperando, un giorno, di riuscire a tornare alla vita di una semplice bambina.
Parere Luca De Carne:
Sono molto grato di aver compiuto questo viaggio.
Non è una semplice gita scolastica, ma un’esperienza che ti segna fortemente.
È vedere con i propri occhi fino a che punto l’uomo è in grado di spingersi.
Cosa accade quando si punta il dito al più debole, quando si addita la colpa ad un’intera categoria che era “colpevole” poiché era di etnia diversa, ebrea, non criminale.
Tra i vari luoghi che abbiamo visitato, il campo di Auschwitz-Birkenau è quello che mi è rimasto più impresso. Forse perché nel corso degli anni sono stati girati vari film sull’orrore avvenuto dentro quelle mura, o perché la scritta “Arbeit macht frei”, che sovrasta il cancello d’ingresso, rappresenta una delle più crudeli falsità della storia.
Camminare tra le baracche, tra le stradine sapendo di calpestare il suole sul quale centinaia di migliaia di persone vennero portate o trascinate a forza, vedere l’unico resto delle camere a gas, e le stanze con i cumuli di scarpe e valigie appartenute a uomini, bambini e donne mi ha fatta domandare come sia stato possibile che nessuno si sia chiesto niente?
Come milioni di tedeschi, ma in generale il resto del mondo, sia rimasto offuscato e non consapevole di ciò che stava avvenendo.